Dipinto nel 1941, Ettore e Andromaca di Giorgio De Chirico trasforma un episodio epico in un momento di drammatica solitudine. I due protagonisti, simboli di amore e sacrificio, sono rappresentati in un paesaggio senza tempo, avvolto da un’atmosfera surreale e desolata.
Lontano dalla tradizionale narrazione eroica, l’opera di De Chirico mette in scena un addio carico di malinconia, dove la teatralità degli spazi vuoti e le architetture classiche creano un contrasto inquietante con l’intensità emotiva della scena. La luce fredda e i colori tenui accentuano il senso di distacco, facendoci riflettere sulla fugacità del destino e sulla separazione inevitabile.
Se tu mi dimentichi (Pablo Neruda)
Voglio che sappia una cosa.
Tu sai com’è questo: se guardo la luna di cristallo, il ramo rosso del lento autunno alla mia finestra, se tocco vicino al fuoco l’impalpabile cenere o il rugoso corpo della legna, tutto mi conduce a te, come se ciò che esiste, aromi, luce, metalli, fossero piccole navi che vanno verso le tue isole che m’attendono.
Orbene, se a poco a poco cessi di amarmi cesserò d’amarti a poco a poco. Se d’improvviso mi dimentichi, non cercarmi, ché già ti avrò dimenticata. Se consideri lungo e pazzo il vento di bandiere che passa per la mia vita e ti decidi a lasciarmi alla riva del cuore in cui affondo le radici, pensa che in quel giorno, in quell’ora, leverò in alto le braccia e le mie radici usciranno a cercare altra terra.
Ma se ogni giorno, ogni ora senti che a me sei destinata con dolcezza implacabile. Se ogni giorno sale alle tue labbra un fiore a cercarmi, ahi, amor mio, ahi mia, in me tutto quel fuoco si ripete, in me nulla si spegne‚ si oblia, il mio amore si nutre del tuo amore, amata, e finché tu vivrai starà tra le tue braccia senza uscir dalle mie.